Corri Forrest, corri

Nel corso della mia infanzia e poi adolescenza io sono stata una di quelle brave, intelligente e brillante, insomma mi riusciva tutto - e bene -  cosi' e' cominciato ad essere "normale" che le cose andassero in un certo modo, i voti alti e tutto il resto, nessuno l'ha mai messo in dubbio e non ho mai ricevuto molte lodi, dal momento che era perfettamente naturale. Data la mia passione per la musica un po' alternativa, ai tempi dell'Universita' ho cominciato a lavorare in una radio, ero brava, ho una bella voce - a detta di chi ascoltava - volevo fare la doppiatrice.

Poi a ventitre anni ho cominciato a stare male, mi sono sottoposta a tutti i tipi di esami: cuore, niente, cervello, niente, sangue, niente. Finche' un neurologo emette la sentenza: "attacchi di panico", per me non era accettabile, io, quella forte, indipendente, la "prima", non potevo soffrire di qualcosa che non fosse una malattia vera (adesso so che e' una malattia vera ma, ai tempi, non lo volevo accettare). 
Sono stata diversi mesi chiusi in casa per paura di uscire, ho smesso di fare tutto, sono crollata insomma, quella vita li' di eccellenza e il fare tantetante cose mi avevano consumata.
Quando comincio a riprendermi un'amica mi dice "e' inutile che dici a tutti che farai la bassista o la doppiatrice, non farai mai niente, perche' hai troppa paura di fallire."
Insomma: una mazzata dietro l'altra, ma mi ha messo di fronte alla realta': essere sempre brava mi ha creato un sacco di complessi, ero terrorizzata di non riuscire in qualcosa e deludere tutti (prima gli altri ovviamente e poi me stessa). Suonare uno strumento, recitare, certi sport, erano tutte esperienze che evitavo. 
Poi sono cresciuta, a poco a poco ho imparato a convivere con le mie debolezze, tra le quali gli attacchi di panico, ho capito che non posso essere sempre "quella brava" e ci ho guadagnato.
E parecchio.
Mi sono finalmente iscritta ad un corso di teatro, so di non essere brava e che non faro' mai l'attrice, ne' la doppiatrice ma mi piace studiare, mi piace mettermi comunque in gioco lasciando che siano gli altri a brillare. Le emozioni che mi ha regalato recitare, anche senza essere la protagonista, sono incredibili.
E ho cominciato a correre.

Correre e' la mia psicoterapia, quando corro penso e ripenso, mi analizzo, analizzo la giornata, faccio la lista delle cose da fare, ripercorro i momenti no, sudo e mi sfogo. 
Quando corro, la notte dormo come una bambina.
Non sono brava, non e' proprio il mio sport, prima della gravidanza, al massimo della forma, 10km li facevo in un'ora (i runner dilettanti un po' seri li fanno in 40/45 minuti, anche meno quelli bravibravi), ma chissenefrega e poi... sono comunque 10 km!
Io adoro correre e corro comunque anche se, quando faccio le gare, arrivo appena prima dell'ambulanza.

Da qualche settimana ho ricominciato a correre (post gravidanza ed allattamento) ed e' una delle cose che mi fa piu' capire che sto riprendendo in mano la mia vita e che ce la posso fare. 
Certo sto sempre a controllare i tempi perche' e' nella mia indole voler migliorare sempre un pochino ma cerco di non essere troppo severa con me stessa.
Avete presente quando Forrest Gump comincia a correre e corre, corre, corre, ecco io lo capisco, la sensazione di testa leggera e le gambe che vanno e' davvero meravigliosa.

2 commenti:

Fede ha detto...

I relate,(non trovo un'espressione altrettanto efficace in Italiano)
e ci sono tante cose che non ho fatto solo per paura di fallire o di scoprire che non ero brava abbastanza. Così invece posso continuare a mentirmi e dire a me stessa che ce l'avrei fatta se avessi voluto.

PS: Per fortuna esiste la cache di google e posso riuscire ancora a vedere i tuo vecchi post quando metti un link :)

Asile Day ha detto...

ti vi bi

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