Don't panic

Qualche settimana fa siamo andati via per un week end lungo perche' il Rinci aveva una corsa in bici con la squadra.
Ero un po' terrorizzata all'idea di andare via, in albergo (quando C era piccolo preferivamo gli appartamenti in cui potessi avere una cucina a disposizione), con Mini cosi' piccolo, il tiralatte, Cruscotto con crisi di gelosia e ... insomma vedevo il fine settimana tutto in salita ma volevo andare perche' considero un arricchimento per C stare fuori casa, vedere persone nuove, luoghi diversi e poi non potevamo lasciare andare il Rinci tutto solo.
E poi rimanevo sola con bimbi (eh si', le mogli dei compagni di squadra del Rinci gareggiano anche loro) e tiralatte per la mattina della corsa solamente - e avevo anche portato il tablet, che facciamo usare a Cruscotto quasi esclusivamente in viaggio.
La sera prima della corsa mi sono ricordata che l'anno scorso in un'occasione simile ero terrorizzata all'idea di rimanere sola con C in un posto nuovo, senza appoggi, e mi chiedevo come fosse possibile che addirittura avessi perso il sonno per una mattinata sola con C, adesso ne sarei felicissima, e poi ho avuto l'illuminazione: avevo paura. 
Si', ero atterrita dalla paura di avere un attacco di panico, avevo paura di essere sola con un bimbo di un anno e mezzo e avere un attacco di panico.

La cosa peggiore del soffrire di attacchi di panico non sono gli attacchi in se' ma la paura di avere paura, e' quella ad essere paralizzante.

E io non ce l'ho piu'. Non so come quando e perche' questa paura sia svanita, non ci ho mai pensato, ma prendere coscienza della sua scomparsa mi fa stare bene. Benissimo direi.

Un bravissimo attore

Cruscotto rovescia una scatola di spaghetti.
Io: "guarda sono tutti in terra, ti sembra giusto che adesso li dobbiamo buttare? "
C: "no, li uso io."
Ne prende una manciata.
"Guarda un fucile, sono un cacciatore."
Un minuto dopo
"Guarda sono dei pesi, faccio ginnastica"
Tre minuti dopo:
"Guarda sono dei numeri".
Prende gli spaghetti uno ad uno e li appoggia in fila sul divano:
"Uno, due, tre, quattro, sei, sette, otto".
Due minuti dopo, due etti di spaghetti in terra, sette sul divano, Cruscotto sparito.
Mi sono sentita a lezione di recitazione quando ti danno in mano un oggetto (sedia, bastone, pallina, ...) e puoi farlo diventare ciò che vuoi.
Cruscotto sarà un bravissimo attore? Oppure tutti, da piccoli, siamo capaci di sognare, impersonificare, fantasticare e poi perdiamo la maraviglia crescendo?

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