stream of consciousness

Quando ho riaperto il blog un po' lo sapevo che una volta rientrata al lavoro sarebbe stato impossibile tenerlo aggiornato, riuscire a trovare dieci minuti per mettere su schermo i miei pensieri: un'impresa ciclopica.
Pero' mi manca e finisce che ci scrivo quando la mente e' cosi' affollata di pensieri da non riuscire piu' a starci dietro... 
Tutto questo per dire che il post che state per leggere e' un po' tortuoso, quindi potete serenamente non leggerlo.
Se lo leggete lo stesso, beh, vi chiedo scusa e vi ringrazio - contemporaneamente.

Sono giorni pieni di cose, troppe, e di pensieri, fissi, variabili e troppi.

Ci sono momenti in cui mollerei il lavoro troppo stressante, pressante, invadente, "time consuming" si direbbe dalle mie parti, e me ne andrei subito. A casa con mio figlio.
Ci sono momenti in cui non vedo l'ora che C vada a dormire per accendere il pc e finire le slide, rivedere una mail, precisare un concetto, lavorare insomma.
E poi si ammala e quando sono al lavoro non mi sento concentrata, "sul pezzo" si direbbe dalle mie parti, non sono come vorrei e come tutti mi conoscono.
Ci sono giorni in cui vorrei stare solo con C e giocare e ridere, ballare, correre. Giocare e ridere.
Ci sono poi quei giorni in cui penso a quando lui non c'era e quanto tempo avevo, per le cose stupide: lo shopping, il teatro, gli amici, il cinema.
E mi sento uno schifo, mi sento in colpa perche' amo mio figlio alla follia ma in certi giorni ho bisogno di me.
Ci sono sere che vorrei solo cantargli la ninna nanna, cullarlo un po' e stare a guardarlo dormire; e poi ci sono sere in cui preferisco fare i piatti (chi mi conosce sa che significa) invece di farlo addormentare e rimanere sola con lui. Ci sono dei momenti, piccoli, ma ci sono, in cui non ho voglia di rimanere sola con lui.
Vorrei poter dire "ogni minuto libero lo passo con mio figlio" ma non e' cosi', alcuni di quei minuti li vorrei avere per me, per correre, per fare teatro, farmi una maschera al viso.
E mi sento uno schifo.
Sono troppo egoista per essere una buona mamma? E sono troppo mamma per essere una buona "donna in carriera"? 

#fridayreads: Dance Dance Dance, Murakami Haruki

Ormai lo sapete che quando vado in fissa con un autore poi devo leggere tutto e allora ecco un altro romanzo di Murakami che deve essere letto.
Un giorno ho detto ad una amica "Considerando che mi e' piaciuto piu' Kafka sulla spiaggia di Norwegian wood, cosa mi consigli?" lei ha risposto "Dance Dance Dance" e, vi assicuro, lo sto amando alla follia.

Alcuni brani, cosi' per darvi un'idea...

"Ma cosa devo fare allora?"
"Danzare" rispose "continuare a danzare, finchè ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perchè. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano". 
Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro.
"Danzare è la tua unica possibilità" continuò "devi danzare, e danzare bene. tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch'io potrò darti una mano. Finchè c'è musica, devi danzare!" 

E' un lavoro che non ha senso. Trovo un ristorante dove si mangia bene e scrivo un articolo per farlo conoscere a tutti. Andateci, e scegliete questo e quest'altro. Che bisogno c'è di una cosa del genere? non sarebbe meglio se ognuno scegliesse liberamente quello che gli piace? Perchè ci vuole qualcuno che ti suggerisce perfino dove e cosa mangiare? E poi quando si presenta un ristorante su una rivista, in breve tempo diventa famoso, e inevitabilmente la cucina e il servizio peggiorano. Nove casi su dieci. Perchè si altera l'equilibrio tra domanda e offerta. E i responsabili siamo noi. Troviamo qualcosa, e la roviniamo sistematicamente. E' immacolata? Noi la riempiamo di macchie. Ed è questo che la gente chiama informazione. 

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